The Killer, perché è il film più puro di David Fincher?
- Marcello
- 30 ott 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Era evidentemente una delle attese più grandi della 80ª Mostra del Cinema di Venezia: il nuovo film di David Fincher, The Killer. Dopo il troppo sottovalutato Mank, e considerando che ultimamente il regista si è dedicato soprattutto alle serie (House of Cards, Mindhunter), ritorna con un film. Si tratta di un thriller (il suo primo dal 2014), nella forma classica, che i fan del regista aspettano da molto tempo.
Per capire l'importanza del progetto, bisogna tornare all'opera originale. Infatti, The Killer è in realtà Le Tueur, una saga di fumetti francese iniziata nel 1998 disegnata da Luc Jacamon e scritta da Matz. È un'adattamento che non è di oggi. I puristi lo sanno da ancora più tempo, ma il comune mortale lo ha appreso nel 2013, quando è uscito un adattamento a fumetti del Dahlia Nero, firmato da Matz... e David Fincher. Facciamo un breve excursus, ma serve a delineare meglio il contesto.
Matz raccontava all'epoca di aver incontrato il regista di Fight Club perché la Paramount aveva opzionato un adattamento del loro libro e Fincher era in pole position per dirigerlo. L'intesa è stata buona e quando, anni dopo, a Matz è toccato sceneggiare la versione a fumetti del libro di James Ellroy, si ricorda che Fincher gli aveva raccontato che cercava di adattarlo all'epoca (con un certo Tom Cruise nel cast, e ben prima che Brian De Palma se ne occupasse nel 2006).
Qulla di Matz e Fincher è una lunga storia d'amore. La volontà di adattare la serie, che conta ora 13 libri e uno spin-off, non è di oggi. È stato necessario attendere il 2023 e una certa libertà contrattuale presso Netflix, affinché finalmente portasse a termine questa nuova versione, sceneggiata da un certo Andrew Kevin Walker, che aveva già scritto Seven...
Perché The Killer è un capolavoro?
Non entreremo troppo nei dettagli del perché e del come per ora, ma diciamo che l'adattamento è piuttosto libero. Bisogna dire che riassumere 13 libri, con diverse trame, in un film di due ore sembra impossibile. Walker ha quindi deciso di attingere liberamente dalla saga. Troviamo così il nostro assassino, la sua meticolosità, i suoi monologhi di pensieri che sono il marchio di fabbrica del fumetto, alcuni personaggi. Per quanto riguarda la trama, è un mix sapiente dei primi sei volumi, e anche di più.
Più dell'intreccio, Fincher sembra aver catturato l'atmosfera e le inquadrature che a volte sono simili a quelle dei fumetti. In generale, la fotografia di Erik Messerschmidt (che aveva già lavorato a quella premiata agli Oscar di Mank, e che ha anche lavorato su quella di Ferrari) riesce a ricreare perfettamente una visione da fumetto. Questo si abbina a un montaggio e una regia meticolosi, che conferiscono al tutto un tono piuttosto inedito.
Inedito, e che ricorda a tratti un certo... Steven Soderbergh. Alcuni citano Traffic, soprattutto per la scena di lotta assolutamente folle. Altri vedono la meticolosità e la precisione dei suoi ultimi film. Sappiamo che il suo amico di lunga data ha visto il film molto prima, più volte, e sospettiamo che abbia dato consigli a Fincher. E l'alchimia Soderbergh/Fincher funziona al 1000%.
Accanto a tutto ciò, è di gran lunga il film più essenziale di Fincher. Toglie tutti gli artifici possibili per tornare a una forma falsa di sobrietà magistralmente controllata, a cominciare da una prima mezz'ora di preparativi, altrettanto gelida quanto coinvolgente. In generale, il film dedica cinque volte più tempo a mostrare i preparativi di un potenziale attacco che all'attacco stesso.
C'è anche da dire che la cosa potrebbe disorientare i fan del regista. E' importante capire che il suo interesse non era quello di ripetere un esercizio già (magnificamente) eseguito, esattamente come avviene in Millennium. Si può dire che vada quindi all'opposto e, a differenza di quanto potreste leggere qui e là, cerca di offrire un approccio diverso. Sperimenta, sapendo perfettamente che forse non raggiungerà la grazia di alcune delle sue opere più grandi senza ridurle a un semplice esercizio di stile.
Il tutto con riferimenti sulla nostra epoca molto più puntuali rispetto ai fumetti. L'assassino può lavorare solo con le nuove tecnologie, acquistando attrezzi su Amazon, sottoscrivendo un abbonamento in palestra. Per quanto possa essere impressionante il processo di lavoro di Fincher, il film è spaventoso perché terribilmente realistico e plausibile, riproducibile. È proprio questo che il regista ha raccontato in conferenza stampa. Vuole farvi avere paura del vostro vicino alla cassa del supermercato.
Bene, bisogna comunque prendere in considerazione il talento innegabile del nostro assassino, sia per le armi da fuoco che per i combattimenti a mani nude. Anche qui, dato che il film si concentra molto di più sui preparativi che sull'omicidio, abbiamo solo una scena di lotta. È la più memorabile della filmografia di Fincher, ma ce n'è solo una.
Quindi è un film dall'apparenza classica e frustrante, se non si prende il tempo di leggere tra le righe di un regista che cerca di reinventarsi, parlando di sé stesso e della sua epoca, il tutto con maestria, come sempre.
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