La figlia del bosco: la nostra intervista al regista Mattia Riccio
- Tommaso Di Pierro
- 1 giorno fa
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 19 ore fa
In occasione dell'uscita su Amazon Prime Video dell'horror italiano La figlia del bosco, ecco la nostra intervista al regista del film Mattia Riccio. Buona lettura!
-La figlia del bosco, tua opera prima, rappresenta una sfida produttiva portata avanti da una troupe giovane composta interamente da professionisti under 30: con budget ridotto e solo due settimane di riprese, il progetto ha saputo trasformare i limiti produttivi in un punto di forza. Questo tipo di produzione sembra rispecchiare quelle di fulciana memoria, anch'esse contraddistinte da pochissimo budget e tempi ristrettissimi per le riprese. C'è una relazione secondo te?
"Sì c'è, perché c'è la voglia di comunicare e creare anche laddove sembrano non esserci possibilità. Il film è di per sé una struttura molto complessa, perché deve convincere le persone, deve unire le maestranze e deve comunque avere una sorta di obbiettivo a lungo termine. Quindi come è stato per Lucio Fulci, così come per molti altri registi, è difficile trovare fondi o credibilità facendo film appartenenti a questo particolare genere. Io mi sono impuntato da questo punto di vista perché ho girato questo film a cavallo di due contratti Mediaset, e quindi la mia la mia scelta era: o lo faccio adesso o non lo faccio più."
"Quindi con la mia troupe abbiamo svolto un paio di mesi di pre-produzione, abbiamo fatto pochissimo scauting, vedendo le location quasi in fretta furia e non nascondo che a parte la location principale, quella della casa nel bosco, spesso è quasi sempre stata buona la prima. Quello che mi ha aiutato molto sono le mie competenze da montatore, che mi hanno fatto subito inquadrare al meglio le scene. Quindi, detto francamente, sono state due settimane molto rischiose, ma siamo riusciti comunque a girare il necessario per portare a casa il lavoro."
Parliamo dell'uscita del tuo film sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video (dove si possono recuperare diversi film horror). Come è avvenuta questa decisione? L'horror, specialmente quello italiano, ha più probabilità di avere successo in sala o sulle piattaforme streaming?
"Questa è una domanda molto complessa e intelligente che apre un dibattito infinito. L'intento chiaramente è stato quello di presentare il film in sala, perché il genere horror è un genere che si basa molto sulle atmosfere sonore, oltreché sulle immagini, e la sala da questo punto di vista concede un immersione che la TV non può offrire. Quindi il mio intento da subito era quello di poter presentare il film in sala, solo che, parlandone anche con la distribuzione, ovvero Minerva Pictures, abbiamo deciso di far fare al film un percorso in sala, e anche in streaming, all'estero, mentre per quanto riguarda l'Italia, essendo un momento molto ricco di uscite, abbiamo preferito non fare un salto nel vuoto, ma cercare dare al film un suo spazio direttamente in streaming."
Ritieni che in Italia, soprattutto tra le giovani generazioni, ci sia una buona cultura horror cinematografia?
"Non ti so dire se c'è una cultura cinematografica di genere, però sono sicuro che molte persone ne sono attratte. Dipende tutto dal tipo di offerta. Il pubblico italiano è abituato a fluire l'horror internazionale, specie americano, legato molto spesso a dinamiche commerciali, e fa fatica ad entrare in connessione con horror magari più psicologici o con tempi più dilatati. Facendo un'indagine molto banale tra amici, posso dirti che le persone sono sicuramente molto attratte dall'horror. Non ti saprei però dire se c'è una vera e propria cultura dell'horror in Italia, perché è un genere comunque di nicchia, ma sicuramente c'è attrazione."
Quali sono i maggiori registi, horror o no, che ti influenzano?
"Sono molto fan dei film di Robert Eggers, Ari Aster e M. Night Shyamalan. Loro sicuramente mi hanno influenzato molto. Il bello di questi registi secondo me è che ti influenzano anche indirettamente. Abbandonando il classico cinema da jumpscare, ti fanno vivere un terrore psicologico e delle sensazioni che non si riescono bene a definire. A parte questo io tendo sempre e comunque a fare mia una storia e di cercare un mio stile personale."
Quali sono secondo te, invece, i migliori registi horror italiani contemporanei che un domani potrebbero essere ricordati?
Sicuramente Paolo Strippoli e Federico Zampaglione, due registi di genere e punti di riferimento nel panorama italiano.
La componente fiabesca, soprattutto relativa alla fiaba di Hänsel e Gretel, è molto presente. Quali altre reminescenze ci sono?
"Io esco direttamente da un immaginario fantasy e videoludico. Videogiochi come Souls e Bloodborne mi hanno aiutato molto sia nella costruzione della storia, ma anche a livello pratico nella costruzione sonora. C'era un qualcosa che mi incuriosiva e che mi attirava molto di questi videogiochi, come l'assenza di colonna sonora in alcuni punti che mi trasmetteva ancora più ansia. Il protagonista che si ritrova da solo in questa landa disabitata con determinati suoni atmosferici mi ha fatto venire molta voglia di intraprendere questo percorso. "
I videogiochi poi mi hanno aiutato molto anche nella scelta di alcune tinte o del linguaggio utilizzato dalla figlia del bosco. Oltre a film e letteratura quindi i videogiochi fantasy mi hanno ispirato davvero tanto, aprendomi un modo e facendomi capire che può funzionare un connubio tra queste due arti
Che linguaggio è quello della figlia del bosco e chi la interpreta?
"È una lingua totalmente inventata. Io sono molto affascinato dalle lingue remote, basti pensare a quelle create da J. R. R. Tolkien ne Il Signore degli Anelli, e ho pensato che fosse necessario implementare questa mia fascinazione nel linguaggio della figlia del bosco, che è un essere senza epoca. Nello studio della composizione delle parole, quindi, ho cercato di creare una lingua che sembrasse dura e che trasmettesse qualcosa di non terreno, di non umano, così da generare inquietudine. L'interpretazione di questa lingua è stata fatta da Giulia Malavasi, che nel film interpreta il personaggio di Miriam, attrice con cui lavoro da molto tempo e che in fase di doppiaggio è stata superlativa."
La figlia del bosco punisce i visitatori indesiderati, tra questi anche gli scout, che solitamente hanno rispetto della natura. Come mai colpire anche loro?
"Gli scout, nella fase di scrittura della sceneggiatura, non li abbiamo identificati come potenziali carnefici o predatori del bosco, ma come normali vittime da parte della rabbia della figlia del bosco, come se a un certo punto il bosco stesso non volesse più nessuno all'interno della propria terra. Quindi anche solo il fatto di calpestarla o semplicemente di accendere un fuoco poteva in un certo senso infastidire la presenza all'interno del bosco. Gli scout non sono elementi che vanno a gravare sull'ecosistema o sull'ambiente, ma, loro malgrado, risultano comunque vittime innocenti di una repressione totale incontrollata che li coinvolge, pur non prendendo parte direttamente alla distruzione della natura. Sono lì e questo è quanto basta."
Quindi il messaggio che vuoi trasmettere attraverso questo film è a tutti gli effetti un film ambientalista?
"Sì, è un film dal chiaro messaggio ambientalista, ma che ho volutamente deciso di non rendere pesante. Ho voluto creare questa comunione tra il tema dell'ambiente ed il genere horror, perché il tema ambientalista è un tema sconosciuto ai giovani e dato che l'horror attrae il giovane ho pensato che vedendo un film del genere ne potesse poi scaturire una riflessione, senza però appesantire, cercando di farlo nel modo più morbido possibile, un po' fantasy e un po' a a mo' di favola, per fare in modo che la "denuncia" arrivasse senza senza spiegoni prolissi."
Hai un prossimo progetto in cantiere?
"La mia carriera è molto divisa tra cinema e televisione, quindi il mio intento sarebbe quello di riuscire ad occuparmi di entrambe, perché li reputo dei settori molto affascinanti. Il genere di riferimento rimarrebbe sempre quello thriller/horror e col tempo cercherò di affinare sempre di più la mia tecnica, che reputo sia ancora agli inizi, e di realizzare progetti sempre più ambiziosi."
La nostra intervista al regista de La figlia nel bosco termina qui, nel frattempo continuate a leggere i nostri articoli per rimanere sempre aggiornati sulle ultimissime novità!
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