Perché la Disney rimuove film e serie dalla sua piattaforma?
- Marcello

- 30 lug 2023
- Tempo di lettura: 2 min
La guerra dello streaming sta portando a conseguenze impreviste per spettatori, sceneggiatori e l’industria dell’intrattenimento. Un esempio eclatante è il destino del film originale Disney+ "Le Cratère", diretto da Kyle Patrick Alvarez. Pubblicato il 12 maggio scorso e ignorato dalla maggior parte del pubblico, il film è scomparso dal catalogo appena due mesi dopo la sua uscita. Questo è solo uno dei tanti contenuti rimossi dalle piattaforme di streaming in un’ottica di taglio dei costi.
Il fenomeno della rimozione dei contenuti originali Disney
Disney+, insieme a Max, AMC+ e Paramount+, ha iniziato a eliminare film, serie e documentari originali dai propri cataloghi. Tra i titoli già spariti troviamo "Willow", "Big Shot" e "Il Mondo secondo Jeff Goldblum". Questa strategia mira a ridurre le spese operative, come confermato da Christine M. McCarthy, CFO di Disney, che ha parlato di "allineamento strategico" per ridurre i costi legati ai contenuti direct-to-consumer.
L’impatto economico è notevole: Disney stima perdite tra 1,5 e 1,8 miliardi di dollari nei servizi di streaming per il terzo trimestre 2023. Riducendo il catalogo, la compagnia abbassa i costi di licenza e svaluta i contenuti meno redditizi, aprendo però la strada a nuove monetizzazioni attraverso accordi con altre piattaforme.
Il legame con lo sciopero degli sceneggiatori
In parallelo, Hollywood è attraversata dallo sciopero degli sceneggiatori, che chiedono migliori condizioni di lavoro, stipendi più alti e maggiore protezione contro l’intelligenza artificiale. Tra le loro preoccupazioni principali figura la perdita delle royalty, una conseguenza diretta della rimozione di contenuti dalle piattaforme.
Le royalty rappresentano una fonte di reddito stabile per gli sceneggiatori, ma costituiscono anche un costo significativo per le piattaforme di streaming. Rimuovendo i contenuti, Disney+ e altri player eliminano tali spese, rafforzando la loro strategia di risparmio. Per gli autori, invece, questa tendenza rappresenta una minaccia al loro lavoro e al futuro della creatività nell’industria.
Il recupero deicontenuti attraverso nuovi canali
Quando un contenuto viene rimosso, spesso trova una seconda vita su altre piattaforme. Un esempio è "Westworld", tolto da Max negli Stati Uniti e ora disponibile su Roku Channel. Warner Bros., proprietaria della serie, sta sfruttando questa strategia per massimizzare i profitti, rendendo disponibili titoli come "Insecure" e "Six Feet Under" persino su Netflix.
Questa pratica garantisce che molti contenuti non scompaiano del tutto, offrendo agli spettatori una speranza di ritrovare le loro serie preferite. Tuttavia, queste dinamiche sottolineano l’importanza delle edizioni fisiche, come DVD e Blu-ray, che rimangono l’unico modo per assicurarsi l’accesso continuativo a film e serie TV senza dipendere dai capricci delle piattaforme di streaming.
Insomma, la guerra dello streaming sta cambiando profondamente il panorama dell’intrattenimento, con ripercussioni per spettatori, autori e studios. Mentre le piattaforme cercano di ottimizzare i costi, gli utenti sono spinti a rivalutare le proprie abitudini di consumo, tornando magari al supporto fisico per preservare i loro contenuti preferiti. La strada da percorrere è ancora lunga, ma una cosa è certa: il mondo dello streaming non sarà mai più lo stesso.












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