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Father Mother Sister Brother, la recensione: storie di ordinarie famiglie

Father Mother Sister Brother, il nuovo film di Jim Jarmusch, è stato presentato in concorso alla 82ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove ha vinto il prestigioso Leone d’Oro. La pellicola si distingue per la sua narrazione intensa e originale, che esplora i legami familiari attraverso tre storie ambientate tra New Jersey, Dublino e Parigi. Con Father Mother Sister Brother, Jarmusch conferma la sua poetica inconfondibile, mescolando silenzi, ironia e malinconia in un racconto capace di emozionare e far riflettere sul significato universale della famiglia.


Father Mother Sister Brother: trama

Timothea e Lilith in una scena del film

Tre diverse storie, ambientate ai giorni nostri, in tre diversi luoghi del pianeta e tutte incentrate sui legami famigliari: Father racconta di due figli che vanno a trovare il padre "personaggio" nel New Jersey; Mother di due figlie che svolgono una rituale cerimonia del tè con la madre a Dublino, e infine Brother Sister, ambientata a Parigi e incentrata sull'elaborazione del lutto da parte di due fratelli gemelli dopo la perdita dei propri genitori.


Famiglie e incomprensioni

Tom Waits (il padre), in una scena del film

Tre storie, tre luoghi, tanti personaggi, simili e diversi tra di loro, e un unico fil rouge che li lega tutti: la famiglia, o meglio, la complessità della famiglia, comunità di convivenza non scelta e condivisa in cui si recita una parte: chi quella del genitore, chi quella del figlio, costretti, molto spesso, a subire l'un l'altro quando ognuno vorrebbe solo scappare via o rimanere in silenzio.


E il nuovo film di Jarmusch è infatti pieno di silenzi imbarazzanti in questo senso, così come di mancate comunicazioni e dialoghi pronunciati a metà o a mezza bocca. Proprio questo sagace meccanismo scatena un'ironia sottile ed efficace, che fa ridere e riflettere, quasi che Jarmusch usi quest'arma a suo vantaggio per nascondere la malinconia o, peggio ancora, le bugie dietro ogni relazione.


Qui di sincerità dietro i rapporti, o di reale affetto, infatti, ce n'è davvero poca, tranne che nell'ultima storia, che si oppone a tutte le altre, dove i genitori spariscono e i figli rimangono il lascito di una vita che cambia, evolve e si trasforma, come accade in tutte le famiglie.


Storie di ordinarie famiglie

Skye e Billy in una scena del film

Nel metter in scena questi tre scenari familiari, Jarmusch ha impostato una regia geometrica e realistica dove ogni dettaglio conta, in molti avranno notato inquadrature identiche a quelle del film antologico Coffee and Cigarettes (2003), niente è lasciato al caso e ogni interpretazione è misurata al contesto.


Nel freddo New Jersey il rapporto tra i due figli e il padre è raffermo e raffreddato, come l'ambiente circostante, così come nella grigia Dublino, dove il rapporto tra una madre e le due figlie assume i contorni di una cerimonia religiosa dove si ha poco e nulla da esternare. Tutto cambia a Parigi, città viva e romantica, dove due gemelli affrontano il lutto dei propri genitori l'uno con l'altro, mano nella mano, con un affetto caloroso e spontaneo.


Che sia in America, a Dublino o a Parigi, comunque, il risultato non cambia: tutto è studiato alla perfezione e di sorprese o non ce ne sono o ce ne sono poche. Questo potrà far apparire il film come troppo semplice o banale, ma riflette in realtà benissimo i rapporti di oggi, quello che siamo o quello che potremmo diventare noi un giorno in veste di padri o di figli.


Jarmusch con Father Mother Sister Brother ha ricordato a tutti/e quanto la famiglia sia una dimensione emozionale complessa, ricca di diversità, in continua evoluzione e scevra da facili analisi. Dietro un film apparentemente semplice con questo si cela in realtà un artificio artistico che traccia un'opera mondo: quella delle emozioni e dei sentimenti, delle difficoltà e delle gioie che rendono più o meno uguali tutte le famiglie ordinarie, ma che le rendono anche incredibilmente diverse, più o meno a modo loro.


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