Orfeo, la recensione: quando mito e favola si incontrano
- Tommaso Di Pierro
- 2 giorni fa
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Orfeo, il nuovo film diretto da Virgilio Villoresi, è stato presentato fuori concorso alla 82ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, conquistando pubblico e critica con una rilettura visionaria del mito di Orfeo ed Euridice. Ispirato al Poema a fumetti di Dino Buzzati, il film unisce live action e stop-motion in un racconto poetico e surreale, dove amore, sacrificio e fantasia si intrecciano in un viaggio straordinario nell’aldilà. Con Orfeo, Villoresi porta sul grande schermo un’opera originale e sperimentale che conferma la vitalità del cinema italiano contemporaneo.
Orfeo: trama

Il mito immortale di Orfeo ed Euridice rivive in questa trasposizione moderna dove Orfeo, un giovane pianista, si innamora dell'affascinante Eura. Una notte però Eura scompare misteriosamente attraverso una porta ed Orfeo scenderà fino nell'aldilà per cercarla, in un luogo fuori dal tempo e dallo spazio dove incontrerà una serie di personaggi incredibili che gli indicheranno la via per ritrovarla.
L'aldilà in Orfeo non è un sogno che ti guarda

Partendo dal Poema a fumetti (1969) di Dino Buzzati, l'esordiente Virgilio Villoresi ha creato un film fantasy di sconvolgente bellezza, dove il live action e la tecnica d'animazione in stop-motion si fondono per creare un film trasognato e fuori da qualsiasi schema. La fotografia raffinata ed elegante, dai colori sgargianti e accesissimi, sia freddi che caldi, che rievoca atmosfere alla Fassbinder e alla Dario Argento, è tesa a costruire un'atmosfera surreale ed emozionale che stupisce e incanta dalla prima all'ultima scena.
L'intero film è concepito per essere il più elegante possibile, raffinato nell'estetica, ma anche inquietante nell'esecuzione, quasi primordiale nell'evocare le atmosfere terrifiche dell'aldilà (in questo Villoresi è sicuramente debitore a Tim Burton nell'uso della stop-motion).
Il risultato è un film esattamente seducente, dove amore e sacrificio sono strettamente collegati, dove il sogno è la premessa della poesia e la fantasia è il motore di ogni buona storia, che intrattiene fino alla fine e non ti lascia più, come farebbe una favola del tempo antico dotata di un fascino d'altrove che ci parla ancora.
Il cinema in Orfeo come sperimentazione

Con Orfeo, Villoresi ci ricorda che il cinema italiano può e deve andare avanti con la sperimentazione, nel comporre storie fantastiche che nei mezzi e nell'estetica evochino sensazioni di un altro mondo, con semplicità e creatività. Un film, che ci ha colpiti tanto quanto il Leone d'Oro assegnato a Jarmush.
Il cinema artigianale, in questo senso, può ancora dare soddisfazioni in mano a gente capace e sembra proprio che Villoresi abbia le giuste capacità per stupire e ammaliare, componendo, come il poeta Orfeo con il suo canto, storie liriche, struggenti e romantiche che arrivino a riempire gli occhi di meraviglia e a toccare con mano delicata le corde più profonde dell'animo umano.
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