Alpha: un film che graffia, ma non lascia ferite
- Tommaso Di Pierro
- 18 set
- Tempo di lettura: 3 min
Dopo essersi imposta all'attenzione del mondo intero con Raw (2016) e aver vinto la Palma d'oro alla 74ª edizione del Festival di Cannes con Titane (2021), la controversa regista Julia Ducournau torna al cinema con il suo nuovo film Alpha. Cosa dobbiamo aspettarci questa volta?
Alpha: di cosa parla?

Alpha è la storia di un'adolescente tredicenne degli anni Ottanta che dopo una notte di follie passata con gli amici torna a casa con un'"A" tatuata sul braccio. È l'inizio di in un incubo. La madre medico, infatti, teme che Alpha possa aver contratto un virus che sta girando per la città, contagiando le persone e trasformandole in pietra. A rendere la situazione ancora più stressante è l'arrivo dello zio tossicodipendente di Alpha, Amin, con cui la madre di Alpha ha un rapporto tormentato e turbolento e che minerà ulteriormente l’equilibrio familiare.
Shock depotenziato

Premessa doverosa: piacciano o meno i film della Ducournau sono un sempre un pugno nello stomaco, dotati di uno stile teso a scioccare di proposito il pubblico, il più delle volte impreparato a ciò che ha di fronte. Sembra sempre infatti che la Ducournau trovi un piacere sadico nel disturbare/disgustare i suoi spettatori, e la sua forza come cineasta è racchiusa tutta in questo elemento, in una personale idea di cinema che l'ha resa riconoscibile agli occhi di tutti, amata od odiata che sia.
Non è tuttavia il caso di Alpha, dove disgraziatamente la forza propulsiva della regista è venuta meno, incapace di eguagliare gli stessi picchi di shock e di conturbante che tanto avevano scosso critici e cinefili di tutto il mondo.
Alpha possiede infatti tutti i tratti distintivi dei film della Ducournau: violenza fisica e psicologica, protagonisti destabilizzati e destabilizzanti, trama con elementi surreali e inverosimili, ma tutti disgraziatamente depotenziati. Sembra quasi che la regista, dopo essersi spinta al massimo con le pellicole precedenti, qui abbia voluto inserire una marcia più bassa e rallentare, con l'intento sì di scioccare, ma neanche troppo, finendo per produrre un film più piatto e con formule narrative reiterate che da una regista di tale calibro non ci si sarebbe aspettati di vedere (diversamente da The Life of Chuck, che ha risollevato le sorti cinematografiche di Mike Flanagan).
Un film a cui manca l'ambizione

Se l'obiettivo del film era quello di mostrare un coming of age cupo, graffiante e sconvolgente, esteticamente la fotografia dai toni freddi e distanti di Ruben Impens risulta adatta allo scopo, tematicamente, invece, il risultato è riuscito solo a metà, prendendo una deriva in parte inconcludente, finendo per raccontare traumi già visti e analizzati in pellicole precedenti.
Alpha ha sicuramente il merito di inscenare tematiche imprescindibili e attuali, dal virus del film, metafora dell'AIDS, alle paranoie che la sua diffusione comporta, unite a quelle adolescenziali, così come il tema della dipendenza da sostanze e di quella affettiva, ma giunti alla fine del percorso intessuto dalla Ducournau prevalgono una sensazione di vuoto e di amara delusione, consci del fatto che una regista di tale impatto nel panorama del cinema contemporaneo avrebbe potuto anelare a un risultato ben più ambizioso.












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