Quali sono davvero i nostri Perfect days?

Perfect days è un film di Wim Wenders rilasciato nelle sale ormai da un mesetto e con tutta calma ho avuto modo di riflettere su ogni squarcio di vita del protagonista. C'è un po' di Paterson nel nostro Hirayama (se non sapete di cosa sto parlando recuperate quest'articolo). Hirayama ci insegna l'arte della pace e del silenzio e di fare il proprio lavoro con costanza. Anche se nel momento in cui giungono ingiustizie, ciò che più vorremmo fare è urlare, Hirayama inghiotte e continua a vivere la sua vita ricca di letteratura, musica e brevi ma intensi momenti di relax. Noi spettatori non sappiamo nulla del suo passato nè del suo futuro, ciò che vediamo è un uomo che apparentemente sembra infelice e solo ma che in realtà può essere interpretato come un inno alla solitudine.

Hirayama rimane umano: può piangere, arrabbiarsi, fare del bene a persone che magari si approfittano di lui, innamorarsi...ma rimarrà sempre tranquillo nel vivere le sue emozioni. Per lui quelli che vive sono giorni perfetti.

Questo mi fa domandare: ma quali sono davvero i nostri Perfect days? Siamo sempre presi da tante attività che costiuiscono la nostra quotidianità e giorno dopo giorno la nostra identità. Alcune volte si insinua in noi la FOMO (Fear of missing out) e vorremmo sempre fare di più, essere di più, perché ci sembra di non essere/fare/amare mai abbastanza. Eppure a volte le giornate più intense sono quelle che passiamo con noi stessi perché la nostra mente e corpo ci accompagneranno sempre.

I giorni perfetti sono quelli in cui ci sentiamo sereni, con la coscienza a posto, in cui tutto diventa più nitido e in cui non c'è nulla di male a poeticizzare i piccoli gesti e movimenti, tra cui il filo di vento che asciuga le lacrime di commozione per la bellissima sensazione che lascia il sentirsi presenti e vivi nella realtà circostante.