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The Legend of Ochi, la recensione: un fantasy dal sapore magico

L’attesissimoThe Legend of Ochi, film d’esordio alla regia di Isaiah Saxon, arriva nelle sale italiane promettendo un’esperienza visiva intensa e carica di significati. Ambientato in uno scenario fantastico e ancestrale, il film racconta la storia di Yuri, una giovane protagonista che intraprende un viaggio di scoperta, crescita e riconciliazione con l’ignoto. Un racconto che fonde avventura e sentimento, magia e realtà, lasciando un segno profondo nello spettatore.


In questa recensione di The Legend of Ochi analizzeremo i temi centrali del film, il contesto narrativo e lo stile registico che caratterizza questa opera prima. Grazie a un’estetica evocativa e a una narrazione dal sapore fiabesco, il film si inserisce nel panorama del cinema fantasy contemporaneo con una voce originale, capace di parlare tanto ai più giovani quanto agli adulti in cerca di significato oltre la superficie. Ma andiamo al dunque: buona lettura!


Di cosa parla The Legend of Ochi?

Ill cucciolo di Ochi in una scena del film The Legend of Ochi

La giovane Yuri vive in un remoto villaggio dei Carpazi, un luogo impervio, quasi fuori dal tempo, incastonato tra boschi e montagne, popolato da svariati animali, inclusi i leggendari Ochi, creature misteriose a cui Yuri e suo padre Maxim, insieme ad un gruppo di ragazzi scalcagnati, danno da sempre la caccia. Quando però Yuri entra in contatto con un cucciolo di Ochi tutto cambia e da quel momento farà di tutto per riportarlo nei boschi dalla sua famiglia.


La paura e il conflitto con il diverso

Maxim e Petro in una scena del film The Legend of Ochi

L'esordio alla regia di Isaiah Saxon vive nel solco di E.T. l'extra-terrestre (1982), esplorando anch'esso, come la pellicola di Spielberg, il concetto di pregiudizio e di paura verso il diverso, giocando tutto sull'apparenza del male portata dall'"esterno", quando il vero nemico è quello che risiede all'interno: noi stessi con le nostre irragionevoli paure.


Ancora una volta, infatti, la paura e l'odio dell'uomo verso l'"altro da noi" è specchio delle sue insicurezze e di ciò che non riesce a comprendere, controllare o, più che altro, dominare. La sete di sangue dell'uomo, la sua voglia di combattere e contrastare tutto ciò che è altro da lui in nome della pace e della sicurezza, lo porta a commettere infiniti massacri di insensata violenza, finché la voce degli ultimi, in questo caso l'anima pura e innocente di una ragazza ancora non toccata da questi conflitti interiori ed esteriori, si erge per ricordare quanto l'accettazione dell'altro, e di sé stessi di conseguenza, sia l'unico e vero percorso di pace possibile.


Un sapore magico e fiabesco che incanta più del previsto

The Legend of Ochi stupisce per la sua aura fantasy fuori dal tempo e contemporaneamente dentro al tempo, creando un appagante atmosfera dal sapore magico e fiabesco che lascia incantati. Le imperfezioni dell'esordio ci sono tutte, come alcuni passaggi e soluzioni molto semplici e il personaggio di Petro, interpretato da Finn Wolfhard, che non incide minimamente nella narrazione del film, ma la pellicola è capace di brillare di luce propria, con esiti a volte ironici e grotteschi, a volte commoventi e sorprendenti, stupendo più del previsto e lasciando una piacevole e inaspettata sensazione di incanto.


Insomma, The Legend of Ochi si rivela un debutto sorprendente, un film che, pur con le sue imperfezioni, invita alla riflessione e al sentimento. Se volete tornare al cinema, non perdete il grande ritorno della Marvel con Thunderbolts*. Se invece siete più da divano, ecco le ultime uscite Netflix!

 

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