Ultima notte a Soho, il deludente viaggio di Anya Taylor-Joy negli anni '60.
- Marcello

- 25 mag 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Se anche voi siete stati attratti dalle luci a neon, dalla trama avvincente e dalla possibilità di vedere finalmente qualcosa di originale, beh, rischiate di rimanere davvero delusi.
Ultima notte a Soho è il nuovo film di Edgar Wright che forse ricorderete per "Baby Driver il genio della fuga" o "L'alba dei morti dementi". In questo nuovo capitolo da regista, Wright si sforza per superare se stesso in un film tecnicamente più sofisticato rispetto alle sue ultime creazioni.
Con un cast brillante (Thomasin McKenzie, Anya Taylor-Joy e Matt Smith) e delle premesse notevoli, il risultato finale non è altro che un trhiller di serie B. Ma ora basta criticare, cerchiamo di capire cosa è andato storto...
La trama
Eloise (la Thomasin McKenzie di "Jojo Rabbit") arriva a Londra come studentessa di moda, con gli occhi di chi è curioso ma un po' ingenuo allo stesso tempo. Ovviamente non possono mancare le compagne di stanza antipatiche che fanno presto cambiare sistemazione alla giovane protagonista. Senza troppi sforzi e senza badare a spese, Eloise decide di prendere una stanza con una severa e anziana padrona di casa (Diana Rigg, a cui il film è dedicato).

Ben presto, Eloise inizia a sperimentare visioni degli anni '60, vivendo quasi in prima persona le vicende di un'aspirante cantante, Sandie (Taylor-Joy), che arriva piena di fiducia in un celebre locale londinese. Grazie al suo fascino cattura l'attenzione di un manager dalla parlantina sciolta (Matt Smith) che ben presto si rivelerà essere tutt'altro che dolce nei suoi confronti... "C'è qualcosa degli anni '60 che mi parla", spiega Eloise, ma le mode molto cool dell'epoca hanno anche dei retroscena meno cool di cui la giovane Eloise non si aspettava, compresi gli atteggiamenti misogini verso le donne.
Dire di più sarebbe svelare troppo, ma Wright INIZIALMENTE, si destreggia tra questi due mondi paralleli in modo abbagliante, rappresentando un'autentica impresa epica di montaggio cinematografico. La colonna sonora, nel frattempo, inserisce con disinvoltura brani di artisti del calibro di Petula Clark, Peter & Gordon, Cilla Black e Dusty Springfield, completando abilmente alcune scene della prima parte della storia.

Cosa ci piace?
Le scenografie sono fantastiche e si guadagnano certamente il nostro rispetto. L'incredibile atmosfera della Londra dei giorni nostri, oltre alla sua controparte degli anni '60, rende il film piuttosto sorprendente. Nonostante alcune carenze, "Ultima notte a Soho" è abbastanza diverso dai precedenti lavori di Wright ma è completamente divertente
TUTTAVIA... (Attenzione spoiler!)
Se inizialmente le premesse erano ottime, Wright si perde strada facendo. Fin dall'inizio non sappiamo dove "Ultima notte a Soho" ci porterà. Mano a mano che le immagini scorrono sullo schermo, nella nostra immaginazione cominciano a formarsi delle supposizioni. Forse assisteremo ad un riscatto femminile in cui finalmente Sandie troverà il modo di uscire dal giro di prostituzione? Si tratta di una denuncia sociale del mondo dello spettacolo degli anni '60? O forse si concentrerà su Eloise e i suoi drammi familiari?
Ebbene, nulla di tutto ciò.
Gli aspetti di gran lunga più affascinanti e commoventi di "Last Night in Soho" riguardano, per l'appunto, la storia della famiglia di Eloise, la convergenza di eredità personali e culturali attraverso le generazioni nell'esperienza di sua madre e sua nonna. Ma il film lascia queste connessioni non specificate e non esplorate fino in fondo. Avrebbe potuto essere un film sulla natura del passato, i percorsi di accesso ad esso, la creazione e la trasmissione dei miti (che, naturalmente, non possono essere dissipati senza essere identificati), i costumi che hanno prevalso sotto quei miti, il loro ruolo nel formare e deformare gli oggetti culturali che durano.
Invece, Wright non illumina né il presente né il passato, né il personaggio che cerca di farsi strada nel presente né la sua comprensione delle radici della propria missione artistica. Piuttosto che fondere sostanza e stile, "Last Night in Soho" sacrifica la prima al secondo, rivelando così il suo cinismo commerciale. Anziché sfatare il mito di quegli anni e la relativa nostalgia, Wright non fa che alimentarla. Non sembra avere alcun interesse reale nell'esplorare i modi infami del passato oltre a sforzarsi di seguire le tendenze della narrazione di oggi, OVVERO di inseguire la popolarità stessa...
Male male male...












Commenti