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Scarlet, la recensione: il viaggio dell'eroe in un inferno magnificamente animato

Scarlet, conosciuto anche come Hateshinaki Scarlet, è il nuovo film del maestro dell’animazione giapponese Mamoru Hosoda, presentato fuori concorso alla 82ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Con Scarlet, Hosoda torna a emozionare il pubblico internazionale con una storia epica e visionaria che intreccia vendetta, perdono e trasformazione interiore. La principessa Scarlet diventa protagonista di un viaggio nell’aldilà che fonde mitologia nipponica, riferimenti shakespeariani e suggestioni dantesche, dando vita a un’opera che conferma ancora una volta la grandezza del regista di Belle e Wolf Children.


Scarlet: di cosa parla

Scarlet in una scena del film

Decisa a vendicare la morte di suo padre, la giovane principessa Scarlet tenta invano di uccidere suo zio Claudio, che ha usurpato il trono del re Amleto. Ritrovatasi in un misterioso aldilà dove epoche e genti di diverse culture si fondono e non c'è riposo, ma solo miseria e sofferenza, Scarlet, con l'aiuto dell'infermiere Hijiri, compirà un viaggio per portare a termine la sua vendetta, in un percorso che potrebbe cambiare per sempre la sua prospettiva.


Il viaggio dell'eroe in Scarlett

Re Claudio nel film Scarlet

Dopo aver definito il mondo dell'animazione giapponese degli ultimi vent'anni, con film come Wolf Children (2012), The Boy and the Beast (2015), e soprattutto Belle (2021), Mamoru Hosoda torna a stupire e ad incantare con una pellicola che, anche questa volta, valorizza ed eleva il suo percorso registico d'autore.


Dotata di uno stile visivo trasognante e ineguagliabile, in parte debitore del mondo videoludico, la pellicola è incentrata sui temi della vendetta, del perdono, della giustizia e della pace, interrogandosi sul significato dell'esistenza e sulla ricerca dei propri obiettivi.


Fondendo cultura occidentale e giapponese, in un singolare ménage à trois tra Dante, Shakespeare e la mitologia nipponica per illustrare la sua personale idea di aldilà, come ha fatto anche Virgilio Villoresi con lo splendido Orfeo, Hosoda attinge al  classico viaggio dell'eroe mettendo in scena un personaggio femminile fragile e forte al tempo stesso, spinto da un proposito malsano che ha bisogno di essere sanato e convertito in un ideale puro e condivisibile.


Con Scarlet, Hosoda, da sempre a suo agio con protagoniste femminili, è cantore ancora una volta della profonda trasformazione dell'animo umano, che attraverso numerose prove ed esperienze, dettate dal fato o dal caso, muta e si trasforma in qualcosa di diverso, giungendo così alla piena maturità.


Hosoda con questo film lancia al suo pubblico un interrogativo più che lecito in questi tempi oscuri: può la vendetta continuare persino dopo la morte? Può l'aldilà essere un luogo simile alla vita dove l'uomo non smette di soffrire e di farsi la guerra? E infine, possono tempi di pace essere davvero possibili grazie alle nostre azioni, grandi o piccole che siano?


Hosoda, con speranza e ardore, lancia un semplice, ma profondo messaggio idealista, pieno di speranza per il futuro, che ai più potrà apparire ingenuo, ma che è parte integrante delle sua poetica, che da sempre ispira a migliorarsi, incoraggiando ad ambire a scopi più elevati, che, se perseguiti, porteranno al bene dell'umanità intera per le generazioni a venire.


Il bene è sempre possibile

Scarlet e Hijiri

Scarlet è dunque la somma delle tematiche di Hosoda, un regista attento ai problemi del suo tempo e latore di messaggi positivi e costruttivi, che ci ricorda che la gentilezza e il perdono sono armi più forti della vendetta e che andare incontro al proprio destino con spirito rinnovato e teso a fare del bene, anche in mondo così oscuro, è sempre possibile. Non perdere anche la nostra recensione del film di Jarmush, sempre da Venezia 82!

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